Le Passioni Umane

"Da quando l’uomo ha iniziato a interrogare il mondo, a studiarlo, a classificarlo nelle sue manifestazioni, la musica è al centro di una straordinaria serie di trattati e dissertazioni che cercano di comprenderne i fondamenti, di svelarne i meccanismi. Centinaia di filosofi, scienziati, letterati, teologi, si sono prodigati nella ricerca di un “fondamento” della Musica. Eppure, nonostante questo enorme impiego di pensiero e di intelligenza, possiamo dire che la Musica rimane e, anzi, si conferma, come uno degli “oggetti” più enigmatici che all’Uomo sia dato di gestire.

A partire dal Rinascimento, in particolare dalle dissertazioni di Vincenzo Galilei e di Gioseffo Zarlino, sembrò di poter vedere la spiegazione di alcuni misteri della musica, nell’accostamento con la retorica. Tale approccio ebbe grande fortuna, se pensiamo che, ancora oggi, alcune correnti delle moderne scienze cognitive e della filosofia fisicalista vedono nella musica un “effetto evolutivo secondario” della comparsa e dell’espansione dell’area cerebrale del linguaggio.

La Retorica musicale, che classificava le figure e le frasi musicali in base alla similitudine con le figure letterarie, stava alla base della cosiddetta “Teoria degli Affetti”. Va detto che l’idea che i modi musicali suscitassero determinati affetti nell’ascoltatore è ben più antica; si conoscono a riguardo le dissertazioni di Platone nel Timeo che però, probabilmente, si rifanno a tradizioni precedenti. Una classificazione veramente sistematica delle figure retoriche musicali nell’ottica di “ridurre” musica, linguaggio e moti del sentimento ad un unico sistema teorico si tentò, però, solo a partire dal XVI secolo.

E’ ovvio che, per definire una rispondenza tra affetti e figure musicali, occorre prima di tutto aver chiara una tassonomia dei moti dell’anima; senza una precisa classificazione dei sentimenti che l’anima può sperimentare non possiamo neppure cominciare una dissertazione sulle corrispondenze tra questi e la musica.

In questo senso fu fondamentale lo scritto che Cartesio portò a termine pochi mesi prima di morire “Le Passioni dell’Anima”, in cui il grande filosofo tenta un approccio scientifico al tema degli affetti, delle “passioni” ovvero (in linguaggio più moderno) delle “emozioni” che l’anima ha la facoltà di provare.

Lo scritto di Cartesio ebbe grande risonanza tra i teorici musicali e, soprattutto, tra i compositori del secolo successivo; se in alcune Ouvertures di Telemann troviamo isolati, seppur espliciti, riferimenti alla classificazione cartesiana (a volte sottolineati da titoli che non lasciano spazio a dubbi), altri compositori, come Dittersdorf, si cimentarono in opere complesse che avevano come tema proprio la lotta che si verifica nell’anima nel passare da un affetto all’altro. Opere come la sinfonia in re maggiore Il Combattimento delle Passioni Umane, rappresentano dunque un vero e proprio compendio artistico al trattato di Cartesio.

In Telemann è frequente, invece, l’impiego di un pretesto letterario che consenta di trarre l’affetto musicale da un flusso narrativo. Esemplare, in questo caso, la suite dedicata al Don Chisciotte della Mancia di Cervantes, dalla quale abbiamo estratto, a rappresentare la “Temerarietà”, Son attaque des moulins à vent, descrizione musicale del combattimento contro i mulini a vento. Stupefacente anche la scelta, con la suite La Bourse, di assurgere a programma musicale le alterne vicende della Borsa di Francoforte e l’andamento delle azioni internazionali ben rappresentato dal brano L’esperance du Mississipi, che abbiamo scelto per rappresentare la categoria cartesiana di “speranza e disperazione”. Il Telemann delle Suites, lascia spesso ravvedere un importante precursore di quella cosiddetta musica a programma che tanto successo ebbe nei secoli successivi; e pensiamo in particolare a Strauss, che scelse proprio il Don Chisciotte come protagonista di uno dei suoi più riusciti Poemi sinfonici.

E’ sotto l’influsso della visione, ad un tempo scientifica e ludica, che tanto Telemann, quanto Dittersdorf applicarono e coltivarono nella loro opera, che mi sono accinto a scrivere i sette ostinati che compongono la “suite” per archi Degli umani Affetti. L’idea di avvalermi di ostinati per rappresentare sentimenti, parte dalla consapevolezza che, come la linea ostinata che percorre l’architettura sonora, il sentimento sia qualcosa che in un qualche modo e per un certo tempo, ci lega. Un sentimento, come ad esempio la rabbia, ha una sua “forza di gravità” o meglio, una sua “tensione superficiale” da rompere per liberarci da esso, il che ci rende per un qualche tempo avvinti. Siamo, è vero, sempre padroni delle nostre azioni e liberi di agire o no, ma lo facciamo dall’interno di un determinato regime; quello, appunto, della rabbia.

Allo stesso modo la linea ostinata, consente una grande libertà di movimenti, di struttura, di respiro, ma ci costringe a far sempre riferimento ad essa e, come in chi tentasse di nascondere la propria rabbia dietro parole e sorrisi affettati, più ci allontaniamo da essa, più questa fa sentire, anche in maniera stridente, il proprio peso gravitazionale.

Per il resto ho solo giocato... Ho giocato con gli ammiccamenti stilistici che la nostra epoca eccentrica ci permette, ho giocato con le sottili corrispondenze e con le visioni che il suono suscita in tutti noi."